Cosa prevede la direttiva europea sulle case green

Punta a rendere più efficienti i consumi degli immobili residenziali, che dovranno rientrare nella classe energetica E entro il 2030, in quella D entro il 2033, ma molti punti sono ancora in discussione

La Svezia, che detiene dall’1 gennaio la presidenza di turno dell’Unione Europea, è intenzionata ad approvare in questo semestre la cosiddetta direttiva sulle “case green”.

La possibilità ha già suscitato diverse polemiche, anche in Italia, poiché comporterebbe costi ingenti per i cittadini. Anche per questo, alla bozza definita dal parlamento europeo sono stati presentati dagli eurodeputati più di 1.500 emendamenti. Ma cosa prevede la direttiva sulle case green?

  1. L’obiettivo
  2. Le sanzioni
  3. Le esenzioni
  4. I prossimi step
  5. Le polemiche
  6. I costi
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L’obiettivo

Secondo la bozza messa a punto dal Parlamento europeo, tutti gli immobili residenziali dovranno rientrare nella classe energetica E entro l’1 gennaio 2030, in quella D entro l’1 gennaio 2033.

Per effettuare tale adeguamento, è richiesto un taglio dei consumi energetici di circa il 25%, quindi interventi come il cappotto termico, la sostituzione degli infissi, l’installazione di nuove caldaie a condensazione e di pannelli solari. L’obiettivo finale è raggiungere le zero emissioni entro il 2050.

Le sanzioni

Al momento sono saltate le limitazioni alla possibilità di vendere o affittare case per chi non possiede il bollino verde europeo, paventate in un primo momento. Spetterebbe ai governi nazionali decidere però quali sanzioni applicare. Sanzioni che si aggiungerebbero all’automatica perdita di valore degli immobili non a norma.

Le esenzioni

Non tutti gli edifici sarebbero interessati dalla direttiva case green. Sarebbero infatti escluse le case vacanza, gli immobili riconosciuti di interesse storico, le chiese e gli altri edifici di culto, nonché le abitazioni indipendenti con una superficie inferiore ai 50 metri quadrati.

I prossimi step

A presentare la proposta di direttiva, il 15 dicembre 2021, era stato il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans. “Nessun burocrate di Bruxelles – rassicurò il politico olandese – confischerà la vostra casa se non è ristrutturata“.

Delle risposte potrebbero arrivare già il 9 febbraio, data in cui il testo arriverà in commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, congiuntamente ai numerosi emendamenti presentati.

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Le polemiche

La maggioranza dei suddetti emendamenti è stata firmata da esponenti di Conservatori e riformisti europei, del Partito popolare europeo e di Identità e democrazia, i tre gruppi di cui fanno parte Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega, partiti che governano in Italia.

Secondo il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e vicepremier Matteo Salvini, la nuova norma “avrebbe conseguenze drammatiche per il settore immobiliare del nostro paese e per il patrimonio degli italiani, oltretutto in tempi di grande difficoltà economica che hanno già richiesto troppi sacrifici. Tutti devono fare la propria parte per tutelare l’ambiente e rispettare il pianeta, ma non possiamo permettere questo stravolgimento, irrazionale e assurdo”.

I costi

Secondo l’Ance (l’Associazione nazionale costruttori edili), in Italia “su 12,2 milioni di edifici residenziali, oltre 9 milioni risultano particolarmente inquinanti e non sono in grado di garantire le performance energetiche richieste”. Tradotto in soldoni, si tratterebbe per Fratelli d’Italia di “una patrimoniale mascherata” che andrebbe a “ledere i diritti dei proprietari”, costretti a spendere migliaia di euro per adeguarsi alle nuove regole.

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